Metaverso e futuro

Il Metaverso, nei suoi pochi anni di vita per come abbiamo imparato a conoscerlo, ha già vissuto varie fasi: dalla nascita, passando dal picco di popolarità, fino ad arrivare ad ora, dove sembra che sia stato quasi dimenticato e messo in secondo piano, ma come potrà essere il futuro di questa tecnologia?

Metaverso immagine principale

Gli ultimi anni del Metaverso​

Nonostante sia stato nominato per la prima volta nel 1992 da Neal Stephenson, la definizione che meglio rappresenta il Metaverso attuale è quella di Matthew Ball.

Secondo il venture capitalist, per spiegarlo in termini di tecnologia contemporanea, il Metaverso è una rete interconnessa di mondi virtuali 3D in tempo reale, esperienze simultanee e persistenza da parte degli utenti, con un senso di presenza individuale e continuità di dati, come identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti.

Il boom è avvenuto a fine 2021 e, per tutto l’anno successivo, si è continuato a leggere di investimenti, acquisti e cifre astronomiche per molte attività legate a questo mondo, molte aziende hanno acquistato terreni su diverse piattaforme per costruire i propri uffici e permettere ai dipendenti di incontrarsi e fare riunioni virtuali.

Ma dopo questo poco altro, gli investimenti si sono svalutati e gli investitori hanno iniziato a spostarsi su altre attività più redditizie (AI), gli utenti hanno iniziato a calare drasticamente e ad abbandonare i mondi virtuali, lasciando vere e proprie città deserte, come ad esempio Decentraland, uno dei mondi più utilizzati durante il periodo di boom, ora registra 20/30 utenti a settimana.

Si è quindi arrivati al punto dove, il Metaverso, riflette su sé stesso e cerca una ragione per giustificare la propria esistenza, dopo la folgorante parabola che lo ha visto protagonista.

I pilastri del Metaverso

Per iniziare questo discorso non bisogna scordarsi che il concetto di Metaverso si fonda principalmente su tre pilastri, fondamentali per un suo possibile sviluppo futuro: presenza, interoperatività e standardizzazione.

La presenza dovrebbe essere uno dei benefici maggiori portati dal metaverso, trasformare le noiose riunioni online in un qualcosa di più simile a un incontro reale, diverso dalle miniature sugli schermi degli attuali servizi come Zoom o Meet.

L’interoperatività è la possibilità di spostarsi senza problemi tra i vari ambienti virtuali, mantenendo lo stesso asset, equipaggiamento e oggetti digitali. 

La standardizzazione è praticamente ciò che permette al metaverso di poter funzionare come lo immaginiamo, ci devono essere degli standard tecnologici comuni e condivisi per poter comunicare, spendere o vivere in un mondo con moltissimi altri utenti, aziende o servizi.  

Tra le prime persone ad aver voluto investire in questo mondo c’è Mark Zuckerberg che, nel 2015, ha acquistato per oltra 2 miliardi di dollari l’azienda Oculus VR, specializzati in visori, giustificandosi così: “La nostra visione è che VR/AR sarà la prossima grande piattaforma informatica dopo il mobile in circa 10 anni. Può essere molto più vario del mobile, soprattutto con l’AR, visto che può sempre essere indossato. È più naturale rispetto al mobile perché usa la nostra visione e i nostri gesti. Può anche essere più economico, visto che, se si ha un buon sistema di VR/AR, si potrebbe anche fare a meno di comprare telefoni o televisori o molti altri oggetti fisici, che possono essere applicazioni negli store digitali”.

Metaverso mani

I problemi

Come ha riferito Mark Zuckerberg, dopo aver chiamato il nome della sua azienda in Meta proprio per puntare verso questa nuova tecnologia, il Metaverso non sarà totalmente settato prima di 5-10 anni o anche più. Ma la stessa Meta sta subendo perdite di 3,5 miliardi di dollari dalla sua sezione del metaverso, che riescono ad essere coperte solo grazie ai guadagni derivati dall’AI, la nuova miniera d’oro tecnologica, raggiungendo cifre in negativo che nessuno si sarebbe aspettato. Altri builder, invece, hanno riflettuto sulle ragioni del fallimento del Metaverso cosiddetto di prima generazione e sono giunti alla conclusione che il progetto, per come è stato concepito finora, ha dei limiti strutturali che lo rendono poco interessante sul lungo periodo. Questi problemi sono stati individuati in: 

  • le tecnologie presenti non sono ancora sviluppate per poter essere utilizzate a pieno, visori troppo grandi e ingombranti, venduti a prezzi elevati e non sempre pratici da usare; 
  • la potenza computazionale va implementata, sia direttamente dai pc, sia tramite i server in cloud; 
  • la rete non è abbastanza potente per garantire stabilità ed evitare lag o malfunzionamenti;
  • bisogna trovare delle standardizzazioni per permettere alla varie piattaforme di poter interagire tra loro senza difficoltà;
  • trovare una modalità di pagamento unica, o permettere, anche in questo caso, l’interconnessione tra le varie monete;
  • leggi e codici che regolino le attività e lo sviluppo in questo mondo;
  • sicurezza e privacy per i dati degli utenti, soprattutto quelli più sensibili e importanti per le persone.

Ma quale potrà essere il futuro del Metaverso?

Sono i giovani a continuare a crederci, secondo una ricerca di Repubblica, per il 60% degli under 30, il Metaverso è molto probabilmente il futuro (più o meno prossimo), mentre per il 50% è possibile che sia comunque uno strumento ricco di opportunità. 

Andando più nel dettaglio: il 55% dei giovani ha indicato che gli ambienti in realtà virtuale o aumentata sono utili nel mondo del lavoro, in quello della scuola e dell’università.

Il 2030 viene indicato come possibile anno di svolta, l’anno in cui potremmo spendere addirittura più tempo nel Metaverso piuttosto che nel mondo reale. Infatti potremmo essere in grado di candidarci per un nuovo lavoro, incontrare amici, fare shopping, guadagnarci da vivere e persino sposarsi.

I sostenitori dell’XR (Extended Reality) e dello sviluppo di mondi online 3D più avanzati e coinvolgenti, affermano che l’evoluzione del Metaverso porterà probabilmente benefici a tutti gli aspetti della società: istruzione, assistenza sanitaria, giochi e intrattenimento, arte, vita sociale e civica e altre attività. L’inserimento di più dati nelle esperienze delle persone, il progresso nei sistemi di intelligenza artificiale (AI) e la creazione di spazi ed esperienze completamente nuovi per gli utenti tecnologici, potrebbero arricchire ed espandere le loro vite. I vantaggi per il mondo lavorativo potrebbero quindi essere molti, oltre a creare nuovi posti di lavoro, ridurre i rischi in compiti pericolosi, aggiungere longevità alle carriere, proporre alternative ai prototipi fisici e altro ancora che magari neanche immaginiamo.

 

Le aziende potrebbero creare proprie copie digitali e portare le esperienze e gli sviluppi del Metaverso nella vita reale, aumentando l’efficienza, l’esperienza dei consumatori e migliorando lo sviluppo dei prodotti e la crescita del personale; in questo modo si continuerebbe a incorporare il mondo informatico in quello reale, incorporando però anche il mondo reale nell’informatica.

Vale la pena continuare a investire nel Metaverso?

A nostro parere sì, soprattutto ora che il mercato sembra quasi essersi dimenticato di questo player ferito e in calo. Come detto prima i giovani, gli imprenditori del presente e del futuro che guidano le startup, credono in questa tecnologia, così come i grandi capi delle aziende tech più importanti al mondo, che non fermeranno lo sviluppo del Metaverso, continuando a lavorarci per integrare nuove tecnologie e renderlo migliore.

Magari non sarà il 2030, ma la vita online arriverà ad occupare un’ampia parte della nostra giornata, lavorativa e non, seguendo l’esempio di molte altre tecnologie che, partite tra l’indifferenza generale, ora hanno un impatto enorme sulle nostre vite.

Per adesso vi salutiamo, ma questo è solo l’inizio dei nostri articoli sul Metaverso. 

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